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Il disegno della figura umana: significato ed evoluzione della rappresentazione

La figura umana è in assoluto la rappresentazione più comune nei disegni dei bambini.

L’evoluzione del disegno della figura umana è universale: i bambini con sviluppo tipico produrranno ad una stessa età disegni con caratteristiche evolutive simili, indipendentemente dall’etnia, dalla cultura di appartenenza e dal ceto sociale.

Le ricerche mostrano differenze significative nel disegno della figura umana tra maschi e femmine: alla stessa età i maschi e le femmine disegnano particolari diversi; ad esempio, a 4 anni l’omino disegnato da una bambina è rappresentato con testa, occhi, tronco, braccia e gambe, mentre nella raffigurazione eseguita da un bambino compaiono solo testa e occhi oltre che all’orientamento del disegno.

La lettura del disegno della figura umana fa riferimento ai costrutti di schema corporeo e di immagine corporea:

“L’immagine corporea è un’organizzazione parzialmente inconscia delle proprie fantasie e dei ricordi precoci relativi al corpo, … . Costituisce le prime tracce del senso di identità. Lo schema corporeo è relativamente standardizzato e biologicamente dato, l’immagine corporea è il risultato del processo della storia individuale”.

Il concetto di schema corporeo fu introdotto da Bonnier nel 1905  ad indicare la rappresentazione topografica e spaziale del corpo che permette l’orientamento rispetto all’ambiente esterno.

Andiamo a vedere quali sono le tappe evolutive nella rappresentazione della figura umana:

2 anni: il bambino rappresenta l’omino con un cerchio da cui si diramano 4 linee rette a rappresentare gambe e braccia; il disegno non è orientato sul foglio; questa prima raffigurazione della figura umana viene chiamata “omino girino”;

3-4 anni: in un unico schema il bambino rappresenta chiunque, “la persona” in generale; è l’omino cefalopode, un grande cerchio da cui partono braccia e gambe, orientato sul foglio e in cui compaiono prima gli occhi e poi bocca e naso;

4 anni e mezzo: compare un primo abbozzo di tronco, a cui spesso il bambino aggiunge l’ombelico;

5 anni: l’omino ha ormai braccia e gambe collocate in modo corretto al tronco; compaiono le orecchie, spesso di grandezza eccessiva rispetto alla testa; l’occhio è raffigurato in modo dettagliato, compare anche la pupilla. Il tronco si allunga e si allarga e diventa più grande della testa. Braccia e gambe sono bidimensionali e a volte compaiono accenni di vestiario. Per lo più l’orientamento del foglio è verticale;

6 anni: la figura umana diventa proporzionata, compaiono collo e mani, e viene inserita in un contesto personalizzato.

A 6 anni è ancora presto perché la figura umana sia raffigurata con la testa sollevata sul collo e le braccia come prolungamento naturale delle spalle; il disegno della figura umana continuerà ad arricchirsi di particolari e dettagli fino ai 12 anni e in alcuni casi continua senza mai concludersi il suo sviluppo.

Quali sono gli elementi che leggiamo nel disegno della figura umana?

Dopo un primo sguardo che ci consente di coglierne l’impressione emotiva generale e collocarlo nella fascia d’età, dopo aver definito se la rappresentazione è adeguata all’età, proseguiamo la lettura:

Il punto di partenza e la collocazione sul foglio: il bambino che sta bene nel suo spazio e che esprime uno stato emotivo “mite”, in armonia con la situazione e con la rappresentazione che si appresta a realizzare, tende a disegnare la figura al centro del foglio, occupando tutte le zone del foglio , senza esitazioni; la dimensione della figura tenderà ad essere grande: occuperà tutta l’altezza del foglio nei bambini fino ai sei anni, mentre si ridimensionerà ai ¾ dell’altezza (18 cm ca.) nei bambini dai sei anni in poi. La rappresentazione della figura umana inizia dalla testa per proseguire con capelli, collo (in relazione all’età), braccia e tronco, mani, gambe e piedi (da notare la raffigurazione in relazione alla fase evolutiva dello sviluppo dell’attività grafica). Nella raffigurazione del volto è importante che non manchino occhi e bocca. La posizione prevalente è quella frontale; il disegno sarà orientato prevalentemente con il foglio in posizione verticale e poggerà sulla base del foglio oppure, dai sei anni, sulla linea di terra. La figura umana potrà rappresentare il suo esecutore o una figura relazionale importante con cui il bambino si identifica, come il papà o la mamma.

E’ importante anche l’uso del colore, la scelta dei colori, ma sarà anche possibile che il disegno spontaneo non sia colorato. I colori sono un veicolo immediato delle emozioni per chi si appresta ad osservare e leggere un disegno, ma non è l’unica caratteristica del disegno a comunicare le emozioni, è tutto il disegno nei vari elementi che lo compongono ad esprimere il mondo interiore del bambino e quindi le sue emozioni. Un disegno in cui non ci sia colore, ma ben strutturato, adeguato all’età del bambino, curato nei dettagli, sarà molto probabilmente “concluso” nella sua funzione comunicativa e di proiezione di sé oppure il bambino avrà scelto alla fine di non colorarlo perché sarà sopraggiunta la stanchezza.

Diversamente sarà considerata la mancanza di colore nell’insieme di una rappresentazione poco curata, caratterizzata da esitazioni, cancellature, annerimenti o inadeguata rispetto all’età.

Vedremo poi la presenza di dettagli con cui il bambino personalizza la figura, come una divisa della sua squadra preferita, oppure la barba come quella del papà nel caso di un maschietto, oppure gli orecchini, la borsa o i tacchi nel caso di una femminuccia, e l’arricchimento del contesto intorno alla figura umana rappresentata: l’omino potrà essere l’unica figura collocata sul foglio bianco oppure potrà essere messa in relazione con altre figure umane, animali, alberi o altri elementi naturali, o case; tutto questo in relazione al mondo interiore del bambino, alle esperienze vissute e alle emozioni associate e conoscenze che ne conseguono. Ogni bambino avrà un universo interiore diverso e inimitabile proprio perché la sua vita, le sue esperienze, le sue relazioni, la sua modalità di relazionarsi, di attribuire significati agli eventi, di elaborare le informazioni, di apprendere, di comunicare, è unica; di conseguenza, il disegno della figura umana (e di qualunque altra rappresentazione simbolica) sarà sempre diverso, tra bambini di una stessa età ma anche nello stesso bambino in momenti diversi della sua vita, perché saranno diversi sia il livello di sviluppo, sia l’emozione e lo stato d’animo associato alla particolare situazione in cui il bambino sta disegnando.

BIBLIOGRAFIA

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Widlocher D., L’interpretazione dei disegni infantili, (1965), trad. it. Armando, Roma, 1968.

Dott.ssa Sara Di Febo, Psicologa