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Chi non desidererebbe un mondo di bellezza esclusiva per i propri figli?

Tuttavia, vi sono momenti in cui è indispensabile affrontare questioni delicate, affrontare i fantasmi dell’esistenza, nonché attraversare periodi di tristezza e dolore. La malattia e la morte sono argomenti che, anche i più giovani, dovrebbero conoscere. Ma come dovremmo fare ciò?

Per ottenere una guida preziosa su come spiegare la morte ai bambini, ci siamo rivolti a Cristina Magnapane, una psicologa e psicoterapeuta esperta in genitorialità e sviluppo infantile.

I bambini sono in grado di comprendere la morte?

“Prima di tutto, è fondamentale sottolineare che i bambini iniziano a riflettere sulla morte piuttosto presto e cominciano a porsi domande al riguardo già intorno ai tre anni “, spiega la dottoressa Magnapane.

“A quell’età, essi sono in grado di esprimere chiaramente le loro emozioni, comunicare il concetto di ‘non essere più’ e interrogarsi su chi manca”.

Se i bambini crescono accanto a figure adulte capaci di affrontare anche argomenti difficili come la morte, saranno maggiormente propensi a formulare domande e cercare chiarimenti. Evitare di affrontare questo aspetto del loro sviluppo cognitivo ed emotivo o rifiutare il dialogo sulla morte potrebbe generare un senso di inquietudine nei bambini, poiché percepiranno questo tema come “tabù”, troppo terrificante perfino per gli adulti.

Pertanto, è fondamentale accogliere la discussione e non nascondere la verità. “I bambini hanno il diritto di comprendere la morte, in quanto spesso sono esposti a perdite, come la morte dei nonni, di altri bambini o di animali domestici, che fanno parte del loro mondo”, prosegue la psicologa. “Tacere la morte equivale a ignorare una parte della realtà e, in effetti, non aiuta i bambini, specialmente a lungo termine”.

Utilizzare un linguaggio semplice e raccontare piccole storie

Il linguaggio utilizzato dovrebbe essere quanto più chiaro e onesto possibile. “È possibile impiegare storie, libri illustrati e stimolare la fantasia”, suggerisce Cristina Magnapane. “Le parole rivestono certamente un ruolo importante, ma non è necessario elaborare discorsi complessi. Basta spiegare che tutti muoiono quando il loro tempo è giunto, che nessuno sa quando ciò accadrà e, di conseguenza, è fondamentale vivere la propria vita pienamente, apprezzando le cose belle e celebrandola nel miglior modo possibile. Naturalmente, è cruciale adattare il linguaggio all’età del bambino”.

Inoltre, alcune persone trovano ispirazione nella natura per spiegare che chi non è più con noi si trasforma in stelle, fiori o parte dell’acqua, presentando la morte come un ciclo naturale della vita piuttosto che come una fine definitiva.

Sostenere i bambini nell’affrontare la realtà

Molti genitori si interrogano se proteggere i propri figli da scene o emozioni dolorose li preservi o li renda impreparati per la realtà. “I bambini hanno bisogno di supporto nell’elaborazione del lutto, e le loro riflessioni ed emozioni devono essere ascoltate e comprese”, insiste la psicologa. “Questo approccio li aiuterà ad affrontare la vita reale e a dare un significato a ciò che accade dentro e fuori di loro”.

Spesso, ciò che suscita maggior timore è l’ignoto, ed è lo stesso per i bambini quando vengono protetti eccessivamente da frustrazioni e sofferenze. “Piuttosto che celare la realtà, dovremmo accompagnarli, leggere con loro, abbracciarli quando hanno paura e cercare insieme risposte alle loro domande. Dobbiamo essere autentici nei contenuti e mostrare chi siamo. Il dolore dei genitori diventa accettabile per un bambino se i genitori stessi lo accettano, lo riconoscono e cercano di dargli un significato”.

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