Giorgio è un bambino di 2 anni e 3 mesi e inizia ad organizzare i suoi scarabocchi in forme primarie, unendo linee curve con linee rette, giruli e figure geometriche.
Gradualmente Giorgio inizia a prendere consapevolezza che determinati movimenti diano vita a particolari segni sul foglio e così inizia a controllare i movimenti e a scegliere come muovere la mano sul foglio; è molto orgoglioso del suo disegno, fatto con movimenti controllati ma non ancora finalizzati alla raffigurazione di un concetto condiviso.
Il suo disegno risulta in linea con l’età anagrafica, inquadrabile nello stadio delle forme, periodo in cui non è ancora possibile leggere l’organizzazione spaziale delle rappresentazioni, che si dispongono casualmente sul foglio, ovvero il bambino non organizza spazialmente le rappresentazioni, sulla base del foglio o sulla linea di base, ma in generale inizierà a disegnare nella parte centrale dello “spazio grafico” se si sente a proprio agio nell’ambiente, libero di esprimersi ed emotivamente sereno.
Nello stadio delle forme l’utilizzo dei colori è arbitrario, come in questo disegno, in cui osserviamo Giorgio scegliere e cambiare il colore casualmente e molto velocemente: il colore non è utilizzato in modo realistico, a rappresentare la realtà, così come il disegno dei bambini non è ancora finalizzato a rappresentare la realtà.
Cambiando colore, Giorgio cambia anche la tipologia non solo la tinta, passa tra pennarelli a colori a cera indistintamente.
Nella relazione con l’adulto Giorgio, come tutti i bambini nello stesso stadio di sviluppo grafico, imparerà a dare un significato alle sue “casuali” rappresentazioni: soltanto a conclusione del suo disegno scoprirà di aver disegnato dei palloncini piuttosto che dei fiorellini, perché è nella relazione con l’altro che sarà attribuito un significato simbolico realistico al suo disegno: la mamma, la nonna, la maestra, nei diversi contesti, gli diranno che il suo disegno è proprio bello, che ha disegnato dei palloncini bellissimi!
Così Giorgio osserverà con ancor più soddisfazione e stupore il suo disegno, scoprendo che ha disegnato dei “palloncini” e ogni volta che vorrà disegnare un palloncino si ricorderà che si fa proprio così: un girulo e una linea subito sotto.
Abbiamo appena descritto prendendo spunto dal disegno del piccolo Giorgio la fase del “realismo fortuito”, in cui i bambini soltanto a posteriori e grazie al feedback dell’adulto che si relaziona con lui scoprono i possibili significati simbolici dei loro scarabocchi e gradualmente produrranno rappresentazioni grafiche simboliche intenzionalmente e sicuri delle proprie capacità pittoriche, grazie alle esperienze relazionali positive vissute con i primi prodotti grafici.
Dott.ssa Sara Di Febo, Psicologa