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Il timore dell’acqua, l’idrofobia, è spesso una fase naturale dello sviluppo dei bambini, ma può anche persistere in età adulta se non affrontata adeguatamente.

La paura dell’acqua, che colpisce circa il 2,5% dei bambini, non può essere prevenuta direttamente, ma può essere gestita con l’aiuto di strategie e approcci adeguati.

Capire il significato dell’idrofobia e le sue implicazioni

L’idrofobia, tecnicamente definita come la paura ossessiva dell’acqua, può manifestarsi in varie forme e colpire circa il 2,5% dei bambini.

L’Idrofobia si manifesta in diverse forme: la talassofobia, la paura del mare, e l’ablutofobia o aquafobia, la paura di fare il bagno. Questa paura può manifestarsi in modi diversi, con differenti gradi di intensità.

Ci sono bambini che temono così intensamente la profondità dell’acqua che non vogliono neanche avvicinarsi al mare, neanche con un adulto vicino. Altri possono entrare in acqua, ma evitano di nuotare o di immergere la testa sotto la superficie.

Le radici della paura dell’acqua alta

La paura dell’acqua alta può avere origini complesse e variegate. I bambini possono sviluppare questa paura per una serie di motivi che possono risalire a esperienze passate o ad altre fonti di ansia legate all’acqua.

Spesso, un evento traumatico o spaventoso accaduto in passato può essere il catalizzatore di questa paura persistente. Anche una singola esperienza negativa legata all’acqua può lasciare un’impronta duratura nella psiche del bambino, generando una fobia che persiste nel tempo.

In altri casi, la paura dell’acqua può derivare da una ansia più generale verso i liquidi o da una sensazione di insicurezza legata all’ambiente acquatico. Anche se non esiste una spiegazione standardizzata per questa paura, i bambini che ne soffrono spesso vivono una serie di emozioni complesse:

Vediamole nel dettaglio:

  1. La paura di bere acqua salata.
  2. Esperienze passate negative legate ai liquidi.
  3. L’ansia di avere gli occhi irritati.
  4. La paura di non toccare nulla con i piedi.
  5. L’ansia di non riuscire a respirare.
  6. La preoccupazione di perdere il controllo della situazione.
  7. La paura del colore scuro dell’acqua.

Quando il neonato affronta l’elemento sconosciuto

Anche i neonati possono manifestare paura dell’acqua. Il primo incontro con il mare può suscitare timori, causando pianti e rifiuto di bagnarsi. Il mare rappresenta per loro un territorio inesplorato, e persino il bagnetto quotidiano può risultare un’esperienza problematica.

Non esistono cure mediche specifiche per la fobia dell’acqua nei bambini, né è possibile prevenirla completamente. L’approccio migliore per aiutare i bambini a superare la paura dell’acqua è rispettare le loro paure e non costringerli a fare ciò che temono.

Forzare i bambini ad affrontare l’acqua contro la loro volontà non è utile né saggio. È preferibile consentire loro di abituarsi gradualmente alla situazione, rispettando i loro ritmi e presentando l’acqua come qualcosa di piacevole e non minaccioso.

Esplorare l’acqua divertendosi: creare esperienze positive

Stare in riva al mare, raccontare storie marine e giocare con l’acqua insieme come se foste bambini può trasformare l’esperienza in qualcosa di positivo, evitando ulteriori traumi.

I corsi di nuoto possono essere una valida opzione per aiutare il bambino a superare la sua paura dell’acqua. Avvicinandolo a questo sport, si può far comprendere che l’acqua non è un nemico e che può essere divertente partecipare a queste attività con gli altri.

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