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Assistere ai primi passi del proprio figlio è un’emozione straordinaria per i genitori.

Quei primi due o tre passi, incerti e tremolanti, sembrano rappresentare una conquista epica, paragonabile a circumnavigare il globo o scalare il K2, o perfino piantare la bandiera sulla Luna, come fece Armstrong.

Questo è un momento che i genitori desiderano vivere appieno, ed è per questo che si interrogano costantemente sull’età in cui il loro bambino inizierà a camminare.

In un anno ricco di prime esperienze, i primi passi sono senza dubbio uno dei traguardi più memorabili. Questo perché quei primi incerti passi rivelano il naturale percorso di crescita e indipendenza dai genitori, insieme a tutte le emozioni legate a questo processo di distacco.

Ora, scopriremo quando i bambini iniziano a camminare e quando possiamo aspettarci di vederli fare i loro primi passi in giro per casa.

Prima dei primi passi: il complesso percorso della crescita

I primi passi di un bambino rappresentano la fase culminante di un lungo processo che inizia sin dai primi istanti in cui le cellule cerebrali cominciano a lavorare.

Consideriamo, ad esempio, un cucciolo quadrupede che in pochi minuti è in grado di reggersi sulle zampe e di esplorare autonomamente il mondo circostante.

Questo avviene perché il suo cervello riceve un semplice comando: “Muoviti per cercare cibo, segui la madre e sopravvivi.”

Tuttavia, per un bambino, raggiungere il punto in cui può reggersi da solo in piedi richiede in media dai 9 ai 10 mesi, e ancora più tempo per sentirsi sicuro nell’avventurarsi a fare i suoi primi passi.

Questa lunga durata è il risultato di un complesso processo di sviluppo cerebrale, che, grazie all’attenzione e alle cure che il bambino riceve nei primi mesi di vita, consente al suo cervello di maturare, concentrandosi inizialmente sullo sviluppo di abilità cognitive prima di quelle motorie.

Quando cominciano a gattonare i bambini

Spesso si associa il gattonamento come il passo preliminare ai primi passi, ed è la modalità di spostamento scelta da circa il 90% dei bambini con sviluppo tipico.

Tuttavia, sarebbe più accurato dire che il cammino verso la capacità di spostarsi inizia nel momento in cui il bambino inizia a muoversi autonomamente nello spazio.

Di solito, questa abilità si sviluppa tra i 6 e i 10 mesi.

In questo periodo, il bambino, una volta raggiunta la capacità di sedersi da solo e posto in un ambiente adatto, cerca di esplorare il mondo circostante spostandosi per raggiungere oggetti o persone che suscitano il suo interesse.

Questo movimento è mosso dalla curiosità e dalla voglia di conoscenza, tipiche dell’essere umano, e non tanto dalla necessità di sopravvivenza, come nel mondo animale.

In altre parole, il ritardo o la mancanza di gattonamento non è sempre dovuto a una limitazione motoria, ma spesso dipende dalla mancanza di una ragione per farlo prima di un certo punto.

È interessante notare che anche un neonato, con il cordone ombelicale ancora attaccato, posto a contatto pelle a pelle con la madre e lasciato libero di muoversi, può raggiungere il seno materno strisciando in meno di un’ora.

È importante sottolineare che il gattonamento “a quattro zampe” (con variazioni individuali) può essere sostituito da altri modi di spostarsi, come rotolare, strisciare, muoversi sulla schiena o trascinarsi in modi creativi.

Queste alternative sono altrettanto valide e rilevanti quanto il gattonamento tradizionale, poiché consentono comunque al bambino di esplorare il mondo e sviluppare la muscolatura degli arti.

Quando cominciano a camminare i bambini

È naturale che i genitori siano ansiosi di assistere ai primi passi dei loro piccoli e spesso si pongono domande come: “Posso incoraggiare il mio bambino a camminare?” o “Posso aiutare il mio bambino nei primi passi?”.

Tuttavia, l’attesa di vedere il bambino camminare può portare all’impazienza, con il rischio di cercare di accelerare questa fase cruciale dello sviluppo.

Questo può portare a ulteriori interrogativi come: “Il girello è utile per aiutare il mio bambino a camminare?” o “A che età il bambino dovrebbe camminare?” oppure “È normale che mio figlio non cammini ancora? Cosa posso fare?”.

In generale, si sa che la maggior parte dei bambini inizia a camminare intorno al loro primo anno di vita. Tuttavia, è importante tenere presente che ciascun bambino è un individuo unico con il proprio calendario di sviluppo fisico.

Pertanto, è meglio evitare confronti con altri bambini della stessa età e rispettare l’individualità del proprio figlio.

Il processo di inizio della deambulazione può variare notevolmente da un bambino all’altro e può essere influenzato da una serie di fattori, tra cui stimoli esterni, predisposizione genetica, carattere del bambino e l’uso di ausili o restrizioni al movimento.

Alcuni bambini potrebbero iniziare a camminare già intorno ai 10 mesi, mentre altri potrebbero aspettare fino ai 18 mesi o oltre.

Solo se il bambino non inizia a camminare autonomamente oltre questo periodo, è consigliabile consultare un medico.

Non esiste quindi una regola fissa che stabilisca l’età in cui un bambino dovrebbe iniziare a camminare, e quindi è importante evitare confronti e preoccupazioni e lasciare che il bambino segua il proprio ritmo di sviluppo nei primi 18 mesi di vita.

Le prime fasi del cammino: abbracciare la diversità

Una volta superata l’emozione dei primi passi, i genitori spesso iniziano a preoccuparsi se il loro bambino sta camminando nel modo corretto.

L’errore più comune è quello di confrontare il modo in cui un bambino cammina con quello di un adulto, anche se sono due mondi molto diversi.

Il piede di un bambino fino ai 4 anni è naturalmente piatto, con le caviglie rivolte verso l’interno.

Le ginocchia conservano un aspetto “a parentesi” che è presente fin dalla nascita. I passi dei bambini sono larghi, sembrano goffi, il baricentro è in continuo cambiamento e il loro camminare è incerto.

A volte i piedi sembrano ruotare verso l’interno, altre volte verso l’esterno, e talvolta sembra che appoggino in modo non convenzionale.

Nessuna di queste caratteristiche, almeno per i primi 2 anni di vita del bambino, è da considerarsi patologica.

Tuttavia, ogni anno vengono effettuate numerose visite specialistiche ortopediche a causa di queste preoccupazioni.

È fondamentale comprendere che il modo in cui un bambino cammina è parte integrante del suo processo di sviluppo.

Le caratteristiche “goffe” o non convenzionali del suo camminare sono completamente normali nei primi anni di vita.

È importante evitare il confronto con il modo di camminare di un adulto e abbracciare la diversità del cammino infantile, che si evolve e si perfeziona con il tempo.

Come aiutare il bambino a camminare: suggerimenti e considerazioni

Spesso, sul web, è possibile trovare consigli e tecniche su “come insegnare al bambino a camminare”. Questi consigli spesso includono l’uso di vari supporti, arnesi, o persino tecniche specifiche.

Tuttavia, è importante chiedersi se tutto ciò sia davvero necessario, considerando che la Madre Natura sembra aver fornito ai bambini tutto ciò di cui hanno bisogno per imparare a camminare.

Se non fosse così, gran parte della popolazione mondiale non sarebbe in grado di farlo.

Una delle domande più comuni è se il girello sia necessario per aiutare il bambino a imparare a camminare.

I girelli per bambini sono attraenti per i genitori, grazie ai loro colori vivaci e alla praticità.

Tuttavia, è essenziale capire se sono davvero utili.

Intorno ai 8-9 mesi, quando i bambini acquisiscono un certo controllo motorio e una discreta capacità di equilibrio, desiderano muoversi autonomamente, ma non sono ancora in grado di farlo.

Questo è il momento in cui un girello sembra una soluzione comoda per consentire loro di esplorare il mondo in autonomia.

Tuttavia, l’uso del girello può, in realtà, ostacolare o rallentare lo sviluppo armonico del bambino.

Un bambino che si trova in un girello, seduto su una sorta di seggiolino su ruote, non riesce a controllare adeguatamente il proprio corpo.

Piedi, anche e ginocchia non sperimentano il peso reale da sostenere e non imparano a calibrare le forze necessarie per la stazione eretta e il camminare.

Inoltre, il girello impedisce al bambino di sperimentare liberamente con il proprio corpo e di acquisire consapevolezza motoria, che è fondamentale per ridurre il rischio di cadute una volta che il bambino cammina autonomamente.

La American Academy of Pediatrics (AAP) ha posto un forte veto sull’uso del girello, e in alcune parti del mondo ne è stata vietata la vendita a causa degli incidenti domestici che si sono verificati.

Lo stesso principio si applica anche alle “bretelle primi passi”.

Questi dispositivi costringono il bambino in una postura eretta forzata, impedendogli di sviluppare una percezione accurata del proprio corpo e ritardando l’acquisizione dell’equilibrio necessario per camminare autonomamente.

Inoltre, limitano l’autonomia del bambino, ostacolando il suo desiderio naturale di libertà, movimento ed esplorazione.

Un altro errore comune è cercare di sostenere il bambino dalle braccia e tenerlo in piedi sin da piccolo per verificare il suo equilibrio o semplicemente per il gusto di vederlo in piedi.

Sollecitare precocemente le articolazioni delle gambe può essere dannoso, quindi è meglio evitare questa pratica scorretta.

Inoltre, questo tipo di supporto anticipato può aumentare il desiderio del bambino di fare ciò che non è ancora in grado di fare, riducendo le opportunità di esperienze motorie efficaci nel suo sviluppo.

Scarpe e Primi Passi del Bambino

Nel momento in cui il bambino impara a camminare, il suo piede non ha bisogno di scarpe e, anzi, è preferibile lasciarlo scalzo per migliorare la sensibilità della pianta del piede al contatto con il suolo.

Al massimo, è possibile utilizzare calzini antiscivolo per proteggere i piedi.

Quindi, cosa è essenziale per agevolare i primi passi del bambino? In primo luogo, i suoi piedi nudi, che favoriscono il contatto diretto con il terreno.

Poi, il desiderio naturale del bambino di camminare, la consapevolezza e la sicurezza crescente del suo corpo, un ambiente sicuro privo di ostacoli, possibilmente un tappeto antiscivolo, punti di appoggio dai quali può sollevarsi autonomamente, e il supporto sereno degli adulti mentre raggiunge questa importante tappa nello sviluppo.

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